Categories
LGBTQIA+

Non sono come tu mi vuoi. A scuola di buone maniere con Jan Hartman

“Se gli omosessuali sono tutti pedofili, allora Giovanni Paolo II è il patrono della comunità LGBT+”. Ero nel bagno di Vegan Ramen Shop, quando ho letto questa scritta su un adesivo incollato alla parete. Si tratta di un adesivo di Stop Bzdurom, il collettivo di cui fa parte Margot, l’attivista accusata di aver vandalizzato un furgoncino omofobo e, per realizzare questo atto di disobbedienza civile, di aver gettato a terra il suo conducente.

Appena tornata in libertà dopo un arresto preventivo immotivato, Margot ha salutato tutti postando un dito medio. La pagina di Stop Bzdurom ha scritto una cosa più o meno traducibile così: “Polonia, a cojona, smettila di arrestarmi Margot”. Questo stile comunicativo sembra irritare qualcuno, come il filosofo e articolista polacco Jan Hartman.

La “lettera aperta” di Hartman del 29 agosto si apre con queste parole:

“Non mi piace lo stile anarchico della tua dichiarazione dopo essere uscita dall’arresto, Margot. Il dito medio e quelle strane, interpretabili, ma in ogni caso volgari parole – tutto questo non era necessario.”

E mi fa subito pensare: è una questione di stile? Ma perché si dovrebbe chiedere a un’attivista che produce patacchi come quello da me trovato nel cesso di Vegan Ramen Shop di essere “raffinata” o quanto meno “educata”? Qualche riga più sotto, Hartman mi fa capire meglio la ragione, quando scrive:

“(…) sei diventata una leader e ora hai puntati addosso gli occhi di milioni di gente per bene. [corsivo mio, in originale “porządnych ludzi”] Giovani e meno giovani. Omo, etero eccetera. Queste persone sono diverse tra loro – ad alcune il tuo stile potrebbe piacere, altri non capiscono il messaggio, altri ancora si sentono disorientati. Sorry, ma questo significa essere responsabili. Oggi non puoi essere una ragazzina e deludere queste persone.”

Come a dire: ora che sei famosa, hai un pubblico più allargato del tuo circolo di amici, devi adattarti al tuo nuovo pubblico. Uso la parola pubblico intenzionalmente, perché mi sembra che il discorso di Hartman sia un discorso da politicante, e non da attivista. Sia il discorso di un social media manager che vuole raccogliere più like e più consenso e non quello di un filosofo, quale, a quanto dice wikipedia e lui stesso, Hartman sarebbe. Il “sorry” pseudogiovanile buttato lì fa pensare del resto che Hartman stesso ragioni secondo questi principi. Per venire incontro alla gente per bene, secondo il Filosofo, “omo etero eccetera”, bisogna adattarsi. Non si può deludere il proprio pubblico! Di seguito, Hartman aggiunge una cosa che mi sembra davvero più grave, sia nei confronti di Margot che dell’intelligenza del lettore:

Non si tratta più solo della tua vita, ma di una questione che riguarda tutti. Dal modo in cui ti comporterai, come affronterai il tuo ruolo da leader, dipenderà se picchieranno le persone LGBT oppure no. Se saremo un paese normale, o una zona di terrore fascista nel bel mezzo dell’Europa. Ok, non dipende solo da te, ma da te più che da me e da milioni di altre persone che oggi sostengono i diritti LGBT e la bandiera arcobaleno.

Quel “ok, non dipende solo da te” non cancella la gravità di quanto detto prima, che è stato comunque pubblicato (col fatto che gli articoli di blog simulano parzialmente la “chiacchiera improvvisata” pare che uno possa dire qualsiasi cazzata con la scusa della “spontaneità”. Eppure questi articoli vengono riletti – credo – prima di essere pubblicati). Enumero le cose assurde: 1) “una questione che riguarda tutti.” Forse la questione dell’omofobia, dell’homofobus e via discorrendo. Non di come si comporta una persona che una mattina si è svegliata e ha detto basta. è stata lei, ma poteva essere un’altra persona. Perché concentrarsi su chi ha reagito, quando ci si potrebbe concentrare su chi ha provocato (l’homofobus) 2) “Dal modo in cui ti comporterai, come affronterai il tuo ruolo da leader, dipenderà se picchieranno le persone LGBT oppure no.” mi sembra la cosa più grave di tutte. Con questa frase Hartman incolpa preventivamente Margot di tutte le aggressioni che le persone LGBT potrebbero subire in futuro. Quando le persone LGBT, in Polonia (e in tanti altri bei posti, tra i quali l’Italia), hanno sempre subito aggressioni (basti pensare ai pride dell’anno scorso). Se non vogliamo credere che sia disonestà intellettuale, allora si tratta di fallacia logica: ancora una volta si scambia la reazione (l’aggressività verbale e, anche, seppure in parte per nulla proporzionale, fisica, di Margot) con la causa (le continue aggressioni verbali e fisiche a danno dei membri della comunità LGBT+).

Poi, un altra cosa che aggiunge Hartman è un’esagerazione distopica: per lui dipende da Margot (ed ecco l’assurdità numero 3) “Se saremo un paese normale, o una zona di terrore fascista nel bel mezzo dell’Europa“. Prima di tutto, l’Europa non è una zona magicamente libera dal fascismo. Quando a Białystok si lanciavano sassi sulla folla del pride, a Rimini si picchiavano due ragazzi omosessuali perché si tenevano per mano in pubblico. Poi, appunto, l’esagerazione: la Polonia, anche sotto il controllo del PiS, non è una “zona di terrore fascista”. Si tratta di un paese decisamente omofobo, tradizionalista, nazionalista e populista, ma lo stile comunicativo di Margot non lo farà piombare nel fascismo vero e proprio, così come non ha nessuna possibilità di trasformarlo nel paese libero (e, temo io, ancora più neoliberista) che auspica Hartman. Questo addossare responsabilità non si smorza nemmeno nell’ultima frase. Ma il filosofo è davvero convinto che il futuro delle persone LGBT+ e addirittura quello della Polonia dipende più da un’attivista di un collettivo che deve fare la colletta per pagarsi gli avvocati piuttosto che da un professore dell’Università di Cracovia, articolista per il settimanale Polityka (il più venduto in Polonia)? Chi ha più spazio e potere per diffondere le proprie idee tra i due?

Hartman vorrebbe che Margot fosse come vuole lui. Più Martin Luther King, meno Malcolm X (ovviamente Margot non è nessuno dei due). Che fosse più educata, più a modo. E lui, quello tra i due che avrebbe più spazio per far circolare le proprie opinioni, dedica il suo spazio a criticare un’attivista perché, secondo lui, insomma, ribellarsi è giusto, ma, come dire, si poteva farlo meglio.

E certo che la ribellione di Margot “poteva essere fatta meglio”. In un mondo ideale, il conducente del furgoncino omofobo si sarebbe fatto da parte, riconoscendo l’illegalità stessa di un mezzo che diffonde fake news e hatespeech. Anzi, in un mondo ideale, non ci sarebbe stato nessun furgoncino per le strade, perché, come diceva un giornalista di Tygodnik Powszechny (un settimanale di orientamento cattolico!) “io sono per il rispetto della legge e quel furgoncino non aveva diritto a circolare in base ai paragrafi sull’incitamento all’odio”. In ogni caso, però, è bene ricordarsi che l’intenzione di quella azione non era gettare a terra il conducente. Cosa si può invece dire del pestaggio ricevuto due anni fa (ne parla Margot in un’intervista uscita oggi su Wyborcza) dall’attivista, alla marcia patriottica dell’11 novembre? In quel caso Margot e delle amiche volevano attaccare degli adesivi. Per questo, sono state pestate. Nessun arresto, nessun’indagine. Nessuno scandalo. Forse è perché diamo per scontato che i fascisti (anzi, no, che dico, i nazionalisti) possano picchiare qualcuno, ma se una persona LGBT+ butta a terra un omofobo è una cosa che no, proprio non si può tollerare?

Insomma, tutti vogliono bene alle persone LGBTQAI+, finché se ne stanno nel proprio angolino. Meglio ancora, nel proprio armadio. Finché sono docil*, addomesticat*. Vanno bene quando si fanno sbattere a terra da un poliziotto, tenut* in una presa di soffocamento appena un paio di mesi dopo l’assassinio di George Floyd. Vanno ancora bene quando si suicidano gettandosi sotto un treno della metropolitana, anche se qualche passante perbene, cittadino modello, che legge i giornali giusti e vota dalla parte giusta, potrebbe essere infastidito dal ritardo, dal disagio, dalla mancanza di decoro. E non vanno per niente bene, le persone LGBTQAI+, quando sono loro a diventare aggressive. O, come in quest’ultima situazione, volgari. Se qualcuno si muove per voi, dovete ringraziare, sembra dire Hartman. Anche se nemmeno il partito di opposizione, quando era al governo, si è sforzato di migliorare la situazione delle coppie omosessuali che convivono, giusto per fare un esempio di promessa non mantenuta da parte del partito che secondo molti dovrebbe salvare la polonia. Però meno parolacce, insomma. Si protesti, sì, ma con decoro.