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Scrittori, attori e scienziati per Extinction Rebellion e per il clima. (il post include anche delle api)

Ieri sono morto, per cinque minuti. Partecipavo a un die-in organizzato a Kinoteka, al Palazzo della Cultura, da Extinction Rebellion, il movimento non violento ecologista che, tra i suoi obiettivi, ha quello di spingere i governi a ridurre le emissioni di carbonio a zero entro il 2025. Ho seguito poi le persone di Extinction Rebellion a Jazdów, dove in una delle casette finlandesi stavano preparando gli eventi per oggi e domani.

Oggi, infatti, comincia Rebelia 2020.

Rebelia 2020 è l’evento organizzato dalla sezione polacca di Extinction Rebellion, che per questo weekend organizzerà manifestazioni, laboratori e, non per ultimo, ospitate di scrittori e scienziati. Gli ospiti saranno presenti soprattutto domenica: da Filip Springer, scrittore e autore di reportage ancora non pubblicato in Italia a Urszula Zajączkowska, poetessa, che pur inedita in italiano, è stata recensita sulle pagine di Polonicult, passando per Szymon Malinowski, fisico all’Università di Varsavia.

Questi sono solo tre dei nomi delle personalità pubbliche che hanno deciso di sostenere volontariamente (no, non sono pagati) Extinction Rebellion, ma ce ne sono molti altri (per esempio l’attore protagonista di “Corpus christi“, Bartosz Bielenia) e mi sono limitato a menzionare quelli che sono personalmente interessato ad ascoltare. In particolare Malinowski, che ho scoperto di recente in quanto protagonista del documentario di Jonathan L. Ramsey Można panikować (traduzione in inglese: “It’s okay to Panic”, più o meno: “Puoi farti prendere dal panico”). Il film del 2020 sul riscaldamento globale è disponibile con sottotitoli in inglese, spagnolo, russo, tedesco e olandese su youtube e al momento è in concorso per il festival Millennium Docs Against Gravity. Dura meno di un’ora e lo raccomando a chiunque sia interessato a sapere qualcosa di più sul cambiamento climatico e su quanto sia difficile per uno scienziato farsi ascoltare, non solo dai governi, ma anche dai media.

Oggi è invece la giornata delle manifestazioni approvate, registrate e pastorizzate (lunedì ci sarà un’azione che si può invece definire di “disobbedienza civile”).

Verso l’una, partiranno quattro marce da quattro punti diversi della città (da Swiętokrzyska, da Rondo Waszyngtona, da Ogród Saski e dalla sede del Ministero dell’Ambiente, in via Wawelska). Ogni marcia ha un colore diverso (rispettivamente rosso, blu, verde e giallo) e un diverso tema e stile di protesta. Per esempio, la marcia rossa sarà una marcia silenziosa, con tutta la gravità che si addice a una manifestazione dedicata all’estinzione, alla sofferenza nelle creature che non possono far sentire la propria voce e alla solidarietà interspecie; la marcia blu intende rappresentare la crisi dell’acqua, la marcia verde, che comincia da un parco, è la marcia degli alberi (Macbeth, stai attento). E la marcia gialla? La desertificazione? No.

Accatastati contro la parete di legno della casa finandese, ieri sera, c’erano dei corpi ovaleggianti, un po’ più grandi di palloni da rugby, colorati in un modo che mi faceva pensare a delle api. “Sono proprio api”, mi ha detto un’attivista e mi ha chiesto se domani (oggi) mi andava di portarne una. “Vèstiti di giallo” ha aggiunto, mentre sopra di noi cominciava a scendere una pioggia finissima “O di nero”. Non era molto difficile capire dove stesse andando a parare con questo giallo e con questo nero. In fondo, una delle idee che avevo letto sul sito della sezione italiana di Extinction Rebellion era quello di creare un ambiente festoso all’interno del movimento, che potesse attrarre le persone e non respingerle o farle sentire a disagio. E cosa c’è di più festoso e positivo dell’ape maia gialla nera nera gialla e tanto gaia? Insomma: dovrei diventare un’ape per spingere il governo a ridurre le emissioni di carbonio a zero entro il 2025? Ok, per spingere il governo a ridurre le emissioni di carbonio a zero entro il 2025 diventerò un’ape. BZZ BZZZ BZZZZZ.