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Chi libera le zone “libere”?

0. chi ha paura di zbigniew ziobro?

Tenetevi a mente il nome di Zbigniew Ziobro perché sentirete parlare ancora di lui. Negli ultimi trenta giorni, solo OKO.press gli ha dedicato ben 12 articoli. Ziobro è l’attuale Ministro della Giustizia in Polonia e ha fatto scalpore per aver dichiarato che la Convenzione di Istanbul contro la violenza potrebbe aumentare la violenza (articolo del 25 luglio) e, più recentemente, per aver premiato i cosiddetti comuni “liberi da LGBT” con un finanziamento pari a un quarto di un milione di złoty, dopo che questi si erano visti lasciati fuori da un progetto UE proprio a causa delle amministrazioni omofobe.

Forse avete sentito già parlare delle “zone libere da LGBT”. Se, comunque, non vi è esattamente chiaro di cosa si tratti, continuate a leggere. Se invece lo sapete fino alla nausea, passate direttamente al punto 2.

1. sed libera nos a malo

La frase”zone libere dall’ideologia LGBTI” potrebbe suonarvi familiare. Molte delle persone che conosco pensano che si tratti di paesini della Polonia che avrebbero messo accanto al cartello di ingresso al loro comune un altro cartello, appunto recante la scritta “Zone libere da LGBT” in polacco, inglese, francese e russo.

In realtà queste immagini che hanno fatto scandalizzare molte persone sono un falso o, sarebbe più corretto dire, una performance. Ad apporre la controversa segnaletica (all’entrata di Puławy, Świdnik, Końskowola e Niedrzwica Duża) è stato Bart Staszewski, regista e attivista, fondatore dell’associazione Miłość nie wyklucza (letteralmente: “L’amore non esclude”; si occupa, tra le altre cose, di promuovere il matrimonio egualitario in Polonia).

Lo scopo dell’azione di Staszewski, però, non è solo scioccare il passante, ma di informarlo della triste realtà: i paesi da lui presi di mira, infatti, si sono dichiarati “zona libera da LGBT”. E che cosa vorrebbe dire? Tra i propositi delle amministrazioni che si autodichiarano in questi termini ci sono, per esempio, la volontà di negare l’autorizzazione alle Marsz Równości, ovvero ai pride polacchi (e l’emergenza sanitaria non c’entra nulla; questi fatti sono tutti pre-covid). Non parliamo, comunque di leggi: l’omosessualità, è giusto dirlo, non è in qualche modo “illegale” in queste zone. Si tratta di una dichiarazione, personalizzata in base al comune o al voivodato, in cui l’amministrazione “promette” di essere ostile a una fantomatica “ideologia LGBT”, all’educazione sessuale e altre “minacce” alla tradizione cattolica del paese.

Ad oggi, tra le “zone libere” si contano almeno 4 voivodati, 18 distretti e 16 comuni.

Tutto ciò è forse una reazione alla decisione del sindaco di Varsavia, nonché principale avversario di Duda alle recenti presidenziali, Rafał Trzaskowski, di firmare, nel febbraio del 2019, una dichiarazione pro-LGBT+. Sembrerebbe che anche un timido passo di questo tipo sia in grado di far temere al cishet polacco medio di perdere qualcuno dei propri privilegi.

Forse questa sembra una battuta, ma mi è capitato di avere discussioni con delle persone che, in tutta sincerità, vedevano in una semplice sigla una minaccia alla loro identità. Non riesco a capire come si possa pensare che LGBT sia una specie di partito o organizzazione, quando a volte, come sanno quasi tutti, diventa LGBT+, LGBTQ+, LGBTQAI e non mantiene, appunto, nessun nome fisso, da “partito”. Qualcuno dice che si tratti di un’ideologia. Per queste persone, magari semplicemente poco informate, vale la pena ripetere l’ovvietà che si tratta solo di una sigla, anche abbastanza fredda, che descrive delle realtà, delle persone.(persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali e asessuali e, perché no, +=per esempio le persone pansessuali).

Che ideologia ci può essere nello scoprirsi asessuali e nel volere dire al mondo “io esisto” o, magari ad un’altra persona asessuale, un più davidbowiano “you are not alone”?

2. chi non tollera gli intolleranti?

28 luglio. La commissaria europea all’uguaglianza Helena Dalli, nel pomeriggio, twitta che “le richieste di gemellaggio di sei comuni che hanno adottato ‘le zone libere da LGBTI’ sono state rifiutate”. 29 luglio. Ziobro difende i comuni, dichiarando che “l’Unione Europea sta discriminando i cittadini polacchi”. 18 agosto. Dopo l’indignazione, l’azione: Ziobro premia i comuni secondo lui discriminati donando loro un quarto di un milione di złoty (poco meno di sessantamila euro). Lo stesso giorno, aprendo il suo articolo per OKO.press, Maria Pankowska definisce questa operazione “omofobia finanziata dal budget di stato”.

3. Queer Tour

Una tendenza che ho notato è quella, da parte degli elettori dell’ovest e della capitale, di criticare gli elettori dell’est, “colpevoli” di aver fatto vincere Duda. Una cosa che ricorda la cattiveria con cui certi italiani del nord insultano quelli del sud, colpevoli di aver votato Lega e Salvini. Altre persone si limitano a gioire del fatto che la commissione europea abbia “punito” queste amministrazioni. Altri, ancora, agiscono. Per esempio, qualcuno stampa adesivi con scritte come “Zone libere dall’odio” (Strefy wolne od nienawiści) o “Zone libere dalle zone” (Strefy wolne od stref) in risposta alle terribili patacche regalate dal settimanale Gazeta Polska, che riportavano appunto “Zone libere da LGBT” (per poi essere corrette, per ragioni di distribuzione, in “Zone libere dall’ideologia LGBT”). E poi c’è Queer Tour.

Di cosa si tratta? Queer Tour è un’azione intrapresa dal Fundusz Feminstyczny e in particolare da cinque donne non-eteronormative di Varsavia. La loro missione è liberare dall’ignoranza e l’omofobia le cosiddette “zone libere”. Come potete leggere in inglese sulla pagina dell’iniziativa, nemmeno la violenza con la quale hanno dovuto confrontarsi durante i loro eventi le ha convinte a desistere.

E così vanno in giro per i comuni e i voivodati più omofobi, quelli che si sono appunto dichiarati “liberi dall’ideologia LGBT”, per fare quello che non si fa a scuola, ovvero informare gli abitanti di quelle zone che le lesbiche e gli asessuali esistono e non hanno nessun piano di conquistare il mondo e nessuna intenzione di “sessualizzare i bambini”. Se volete fare qualcosa, qui le indicazioni per sostenere economicamente Queer Tour.