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“Uh, è la rivoluzione” Ricordi delle proteste polacche (ma anche tanta roba che vi farà incazzare)

Questa intervista l’ho fatta in due giorni, tra il 30 maggio e il 31 maggio. La persona intervistata è quella che io definirei un’attivista, avendo partecipato a proteste e azioni e avendo avuto ruoli organizzativi in alcune di esse. È, ovviamente, anche molto di più: una persona non-binaria, una persona bisessuale, una persona anarchica e, forse suo malgrado, un* cittadin* polacc*. Buona lettura.

Volevo prima chiederti di presentarti. Ovviamente non mi interessa minimamente il tuo nome e il tuo cognome.

Sono nata nei primi anni Novanta nella Polonia del Sud-est da genitori di classe proletaria. Ho fatto la mia piccola carrierina, mi sono trasferita a Varsavia, ho fatto l’università qua.

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Camminata varsaviana, o di come occupiamo gli spazi.

Ho ritrovato questa roba in un file creato il 17 gennaio (era la ricopiatura di un foglio scritto non mi ricordo quando, ma probabilmente non troppi giorni prima). Ho aggiunto qualche annotazione nel caso gli avvenimenti ai quali facevo riferimento avessero bisogno di un’attualizzazione. Dentro c’è un sacco di porcheria, compresa la storia dei cartelloni con i feti. Ecco qua:

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La nostra Wola transfemminista

Nonostante i graffiti degli ultras fascisti, gli spazi pubblicitari comprati da fondazioni antiaborto, dalle parti di via Żelazna si vedono anche cose belle. Per esempio azioni in occasione dell’8 marzo e del 31 marzo, la giornata internazionale della visibilità transgender.

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Chi ha paura del gender? Janusz Kowalski, tra gli altri.

aumentano i numeri del coronavirus, la Polonia chiude tutto e il progetto di legge “Sì alla famiglia, no al gender” (“Tak dla rodziny, nie dla gender”) è stato oggi votato al Sejm, la camera bassa del parlamento polacco.

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Tre cose da leggere (e ascoltare) per un 8 marzo femminista

Avrei voluto scrivere un articolo su Jolanta Brzeska, un’attivista polacca uccisa il primo marzo di 10 anni fa, ma ricercando materiale ho scoperto che qualcuno l’aveva già fatto.

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Gli sbirri tornano a fare i bulli

continuano le proteste contro la sentenza che rende l’aborto sempre più illegale in Polonia. Ieri sera lo Strajk Kobiet, guidato da Marta Lempart e Klementyna Suchanow, ha bloccato la zona vicino al Tribunale, dalle sette di sera fino a notte inoltrata. In via Szucha, alcun* attivist* di Extinction Rebellion e Klementyna Suchanow sono riuscit* a scavalcare i cancelli del tribunale e inchiodare al portone un manifesto con la scritta: “Oggi l’Argentina, domani la Polonia” (Dzisiaj Argentyna, jutro Polska). Sono stat* fermat* dalla polizia, che ha portato gli attivisti di XR a Grodzisk Mazowiecki e Suchanow a Mińsk Mazowiecki.

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Note da una protesta inutile ma anche no

ieri pomeriggio è cominciata a circolare su internet (io l’ho saputo attraverso telegram) la notizia che il tribunale stava per pubblicare la sentenza del 22 ottobre. Tale sentenza rende l’aborto sempre più impraticabile in Polonia. Infatti dichiara incostituzionale l’aborto nei casi di malformazioni del feto e, secondo quanto riporta oggi Wyborcza[1], “le malformazioni del feto costituiscono la motivazione con la quale vengono portati a termine più del 90% degli aborti legali”. Il canale che seguo su telegram scriveva:

 

“URGENTE: il tribunale costituzionale ha pubblicato la motivazione della sentenza. Ci vediamo alle 18:30 sotto il palazzo del tribunale in via Szucha.”

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Varsavia, Polonia, 1312

Il 13 dicembre, per i/le cittadinǝ polacchǝ è un giorno importante. Nel 1981, in questa data, il generale Jaruzelski dichiarava lo stato di guerra (stan wojenny), ovvero l’entrata in vigore della legge marziale, che sarebbe durata fino al 22 luglio 1983. Un periodo di repressione che in moltǝ ricordano e che qualcun* comincia ad associare alla situazione attuale.

Negli ultimi tempi, in effetti, la polizia ha fatto molto per farsi odiare: , oltre ad aver fatto tantissime multe sommarie, giustificandosi con l’emergenza coronavirus, ha: gettato del gas lacrimogeno ad una giornalista, investito un manifestante, strappato il tesserino di una parlamentare e rotto un braccio ad un’adolescente. Sicuramente sto dimenticando qualcosa. Mi sembra quindi comprensibile che, domenica 13, molte delle invettive di chi protestava fossero dirette alla polizia.

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Diario delle proteste di Varsavia (23 novembre – 4 dicembre)

23  novembre

Passeggiata mattutina e solitaria da Świętokrzyska a Krakowskie Przedmieście.

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Il mare d’autunno. Diario dalle proteste polacche

Avrei voluto fare il bravo e andare a tutte le manifestazioni possibili. Avrei voluto fare il bravo e scriverne ogni settimana, pubblicando a cadenza regolare, per dare un’idea di quello che succede e di come le cose si trasformano di protesta in protesta, di slogan in slogan, in strada, in piazza e fuori dalle caserme. Volevo chiamare il primo pezzo, quello che qui è sotto il titoletto “30 ottobre, venerdì” “Il mare d’autunno”, perché vedendo le foto dall’alto che sono circolate su internet qualche giorno dopo, quello mi sembrava che fossimo. E invece la mia indisciplina mi porta a mettere tutto insieme, fare un diariocollage con pezzetti presi di qua e di là, e tutto in ritardo. Questo pezzo si ferma una settimana fa. Lunedì abbiamo protestato e oggi, sabato, si protesterà ancora, e un po’ anche si festeggerà, dato che è il centoduesimo anniversario dell’ottenimento del diritto di voto da parte delle donne polacche. Forse si vede molto quanto i problemi mi sembrassero altri un mese fa (quando mi preoccupavo della banalità dei nostri cori, mentre oggi mi preoccupo della brutalità della polizia). Spero di scrivere della settimana passata (da lunedì 23 a stasera) domani, se per qualche motivo la polizia non mi ferma oggi (vorrei aggiungere un lol, perché non è poi così facile, ma non è neanche così impossibile. La scaramanzia consiglia di lollare o non lollare?).