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Diario delle proteste di Varsavia (23 novembre – 4 dicembre)

23  novembre

Passeggiata mattutina e solitaria da Świętokrzyska a Krakowskie Przedmieście.

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Il mare d’autunno. Diario dalle proteste polacche

Avrei voluto fare il bravo e andare a tutte le manifestazioni possibili. Avrei voluto fare il bravo e scriverne ogni settimana, pubblicando a cadenza regolare, per dare un’idea di quello che succede e di come le cose si trasformano di protesta in protesta, di slogan in slogan, in strada, in piazza e fuori dalle caserme. Volevo chiamare il primo pezzo, quello che qui è sotto il titoletto “30 ottobre, venerdì” “Il mare d’autunno”, perché vedendo le foto dall’alto che sono circolate su internet qualche giorno dopo, quello mi sembrava che fossimo. E invece la mia indisciplina mi porta a mettere tutto insieme, fare un diariocollage con pezzetti presi di qua e di là, e tutto in ritardo. Questo pezzo si ferma una settimana fa. Lunedì abbiamo protestato e oggi, sabato, si protesterà ancora, e un po’ anche si festeggerà, dato che è il centoduesimo anniversario dell’ottenimento del diritto di voto da parte delle donne polacche. Forse si vede molto quanto i problemi mi sembrassero altri un mese fa (quando mi preoccupavo della banalità dei nostri cori, mentre oggi mi preoccupo della brutalità della polizia). Spero di scrivere della settimana passata (da lunedì 23 a stasera) domani, se per qualche motivo la polizia non mi ferma oggi (vorrei aggiungere un lol, perché non è poi così facile, ma non è neanche così impossibile. La scaramanzia consiglia di lollare o non lollare?).

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Diario di una rivolta indecorosa

Portare uno striscione ti permette/costringe ad avanzare regolarmente e sentire bene il ritmo della manifestazione; la sfortuna è che avendo le mani occupate puoi prendere appunti soltanto mentali. Così molto mi è sfuggito e io stesso sono sfuggito a molto: per esempio: non sono stato pestato, una macchina non mi ha quasi investito cercando di sfondare il blocco e un nazista non mi ha strappato una bomboletta spray dalle mani. Sono successe anche cose belle, come cantare Bella ciao davanti ai nazionalisti o vedere dei bambini manifestare con noi (e i bambini nemmeno mi piacciono). Un giorno, quando saremo più tranquillǝ, metterò tutto al passato prossimo.

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Cosa chiede chi protesta in Polonia?

Nel pomeriggio di ieri, in una conferenza stampa di Ogólnopolski Strajk Kobiet, Marta Lempart ha comunicato le richieste, scelte tra “le proposte della gente che dallo scorso giovedì protestano in difesa dello stato di diritto, in difesa dei diritti umani e contro il governo”. Eccole (fonte: OKO.press):

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Appunti provvisori dalle guerre stellari

Ciò che segue è una serie di appunti sulle proteste che da qualche giorno hanno luogo a Varsavia, in seguito alla sentenza della Corte suprema che dichiara l’aborto incostituzionale se il motivo dell’intervento è la malformazione del feto.

La situazione è in continuo aggiornamento e le proteste sono tuttora in atto e non finiranno certo prima di lunedì sera, dato che Ogólnopolski Strajk Kobiet sta preparando una manifestazione per il pomeriggio di domani. Per quanto provvisoria, però, spero che questa roba possa dare un’idea a chi vive in Italia di quello che sta succedendo in Polonia. O forse non è vero, forse sto scrivendo queste righe solo per me stesso, solo per ricordarmi in futuro a che cavolo stavo pensando in questi giorni pazzi.

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Meno diritto all’aborto, meno diritto ai nostri corpi

La legge sull’aborto, in Polonia, faceva già abbastanza schifo. Prevedeva la possibilità di interrompere la gravidanza solo in tre casi limite: pericolo di vita per la madre, in caso di stupro, o in presenza di una grave malformazione del feto. Da ieri pomeriggio, però, la Corte costituzionale polacca si è superata e ora, anche se il feto presenta malformazioni, per legge bisogna portare a termine la gravidanza.