Categories
1312 AbortoSìGrazie interviste

Due parole con Babcia Kasia

Domenica scorsa, alla manifestazione di solidarietà per le persone fermate dalla polizia in via Krucza, per due minuti ho vinto la mia timidezza e la mia cronica paura di disturbare e ho chiesto a Babcia Kasia se era disponibile a farsi intervistare per un semisconosciuto blog in italiano. Ci siamo scambiatǝ i contatti e abbiamo trovato l’occasione dopo una settimana, ieri, prima della manifestazione contro la violenza della polizia (di cui ho scritto qualcosa qui) in via Nowolipie. Ci siamo datǝ appuntamento poco meno di un’ora prima dell’evento, verso l’una. Il primo pomeriggio fresco ma assolato, l’azzurro del cielo e il canto degli uccellini stavano lenendo il mio nervosismo quando, arrivato davanti alla sede della polizia, ho visto che il posto era circondato da poliziotti. Così ho fatto due passi e ho scritto a Kasia, proponendole di vederci dalle panchine fuori dal cinema Muranów, qualche metro più in là. Dopo cinque minuti di attesa, guardando verso i poliziotti ho scorto una persona minuta venire verso di me con passo deciso, e man mano che si avvicinava, ho riconosciuto la cuffia nera solcata dal fulmine rosso simbolo dello Strajk Kobiet e una mascherina con gli stessi colori. Ci siamo salutatǝ, l’ho ringraziata e le ho chiesto se preferisse il lei o il tu (mi avrebbe lo stesso corretto un sacco di volte durante l’intervista, aggiungendo una “sz” alla fine dei miei verbi, reindirizzandomi dalla terza alla seconda persona). L’idea di fare l’intervista quasi un’ora prima dell’evento e a una certa distanza dal luogo stesso era quella di avere un minimo di privacy. Purtroppo la privacy è durata poco, perché avevo appena azionato il registratore e cominciato con la prima domanda, quando un poliziotto è venuto da noi e ci ha interrottǝ:

(Poliziotto) Buongiorno.

(Babcia Kasia) Buongiorno.

(P) Buongiorno signora Kasia, qui *****.

(BK) Il mio meno preferito, ultimamente… e perché viene qui da me?

(P) Per capire se la signora è interessata all’assembramento di oggi.

(BK) Come vede, mi sono data appuntamento con un amico.

(P) Non siete, signori, interessati all’evento di oggi?

(BK) Ah, non abbiamo il diritto ad essere interessati? Ce l’abbiamo.

(P) Io per gentilezza sono venuto qui… a presentarmi… che sono qui.

(BK) Capisco… capisco… ma davvero Lei chiede ad ogni persona se è interessata all’evento?

(P) No, ma so che la signora partecipa sempre a questi assembramenti… quindi sono venuto.

(BK) Allora, signor ****, le dico: sono interessata.

(P) Bene, allora solo una richiesta e cioè… noi stiamo lì e se potete, signori, stare su questo marciapiede, assembrarvi qui.

(BK) Ma, signore, lei vede che non c’è…

(P) Eh, non c’è l’organizzatrice.

(P) Non c’è l’organizzatrice quindi… lo dico a voi.

(BK) Io sono qui ora come privata cittadina.

(P) Ora come privata cittadina, ok… non vi disturbo… siamo a vostra disposizione. (se ne va)

(BK) (scoppia a ridere) grazie, davvero, vi ringrazio… non abbiamo bisogno di voi.

(io): ok, surreale.

(BK) Con **** ci conosciamo da tanti anni che… ma cominciamo con le domande…

Hai cominciato a protestare nel 2015. Perché hai protestato per la prima volta?

Semplicemente hanno cominciato a smantellare il sistema legale e hanno cominciato dal Tribunale Costituzionale[1]. Il 3 dicembre 2015 ci fu una grande protesta sotto al Tribunale legato a questa cosa. E io allora per la prima volta, nella, diciamo, “Nuova Polonia”, sono scesa per strada a protestare.

Da allora, hai l’impressione che il comportamento della polizia si sia fatto più violento?

Ovviamente è violento da sempre, ma nell’anno passato si è intensificato e il pretesto è stato quello del covid. Ovvero il decreto legislativo – del resto illegale – che limita il nostro diritto di riunirci e di protestare. Un decreto che viola la nostra costituzione, che non sono riusciti in nessun modo a cambiare.

Perché sei qui oggi?

Per questo. È una conseguenza di tutti questi avvenimenti. Un motivo è ovviamente il comportamento della polizia ma, oltre a ciò, cerco di prendere parte a tutte le proteste importanti che riguardano la libertà (saluta un passante che si dirige verso il luogo della manifestazione)… e semplicemente pretendo il rispetto dei diritti umani. Dato che le donne sono esseri umani, pretendo i diritti delle donne… dei bambini, e delle persone con disabilità, e dato che tutti questi sono esseri umani pretendo anche i loro diritti… in generale pretendo i diritti di tutti gli emarginati, che siano gruppi sociali o persone. Perché è terribile che una persona possa venire emarginata per qualche motivo.

Al di là dei validi motivi delle proteste, quanto è importante incontrarsi in strada con altre persone?

È importante, perché si protesta in un gruppo di persone. Giusto? È in strada che ci siamo conosciuti, poi da lì abbiamo creato diverse strutture, più o meno formali, che si sono sviluppate durante gli anni e che hanno portato a ciò che siamo oggi.

Com’è stata la reazione alla sentenza tra i tuoi conoscenti della tua età?

Mm, allora, io da anni ho conoscenti “dalla strada”, in questo senso sto in un gruppo di persone che pensano in maniera simile a me. Invece i miei amici di prima dei “tempi del PiS”, beh, mi hanno abbandonato. E non so che tipo di visione abbiano e cosa ne pensino.

Come sarebbe per te una Polonia migliore?

Una Polonia migliore è una Polonia di nuovo democratica, come è stata per 26 anni dopo il 1989. Una Polonia che sia uno Stato di diritto, con la tripartizione dei poteri. E, necessariamente, una Polonia con molta più tolleranza, anzi meglio, rispetto per i diritti delle donne perché non c’è modo di ritornare alla legge del 1993 che ci dava solo, teoricamente, tre possibilità di interrompere la gravidanza e non era rispettata né dai medici né dalla polizia. Per questo, lottiamo per un aborto legale, libero, gratuito, accessibile e sicuro. Devono essere rafforzati i diritti delle persone con disabilità, in particolare degli adulti con disabilità, perché la loro situazione qui è tragica. Un altro passo importante è la chiusura degli orfanotrofi, con una legge che non rimanga lettera morta ma che venga effettivamente applicata, perché questi grandi orfanotrofi sono una barbarie. Queste sono per me le cose più importanti: semplicemente che i diritti umani vengano ri-spet-ta-ti qui in Polonia, in accordo con quanto affermato dal testo della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.

Hai detto che ormai è necessaria una legge completamente nuova sull’aborto. Mi sembra che oggi, neanche due ore fa, si cominciata una raccolta di firme…

Abbiamo cominciato ieri, ho firmato ieri.

Ah, ecco, …le firme per una nuova proposta di legge. Come la vedi?

L’Ordo Iuris ha già preso le sue firme per la propria barbara proposta di legge antiaborto, antifamiglia, antidivorzio e via dicendo e ora a maggior ragione dobbiamo raccogliere le nostre firme. Si tratta di un passo in avanti e cosa succederà dopo… non lo so, lo sapremo vivendo.

La ringrazio per la conversazione e la accompagno dove è schierata la polizia e dove alcuni giornalisti stanno preparando microfoni, luci e telecamere. Mi confessa che non gli piacciamo molto, noi giornalisti. Ah, “non sono un giornalista”, la rassicuro: “io scrivo e basta.” Lei mi guarda da sotto il fulmine rosso stampato sulla sua cuffia e, forse abbozzando un sorriso sotto la mascherina, dice: “allora andremo d’accordo”.

 

[1] lo stesso che quest’ultimo Ottobre ha emesso la sentenza che dichiara l’aborto incostituzionale anche nel caso l’interruzione di gravidanza sia motivata da gravi malformazioni del feto.