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La nostra Wola transfemminista

Nonostante i graffiti degli ultras fascisti, gli spazi pubblicitari comprati da fondazioni antiaborto, dalle parti di via Żelazna si vedono anche cose belle. Per esempio azioni in occasione dell’8 marzo e del 31 marzo, la giornata internazionale della visibilità transgender.

Spiegotto per i cishet disinformati come me (saltate il paragrafo se già sapete la storia): la giornata internazionale della visibilità transgender è stata festeggiata per la prima volta nel 2009 e parte da un’idea di Rachel Crandall, in un certo senso in reazione a un’altra giornata importante, ovvero quella del Remembrance Day, nel quale si ricordano le vittime della transfobia. A Crandall sembrava sbagliato che si parlasse di comunità trans solo quando c’era da ricordarne i/le mort* e così pensò di iniziare un’altra, più gioiosa, tradizione. Questa tradizione è proprio la giornata internazionale della visibilità transgender.

Questa mattina mi sono svegliato e sono uscito di casa a godermi il sole primaverile. Ho percorso via Żelazna, cercando di ritrovare lo sklep włoski, un negozietto di prodotti alimentari italiani che avevo visto giorni fa[1]. Mi sono reso conto che per tutta la zona erano sparsi dei piccoli manifesti recanti la scritta “Felice giornata della visibilità delle persone trans”.

Via Krochmalna, incrocio con Żelazna
Via Krochmalna, incrocio con Żelazna
Manifesto in via Krochmalna
Incrocio tra Żelazna e Ogrodowa
Manifesto su vetrina tra Żelazna e Ogrodowa
a Chłodna, da lontano
A Chłodna, vicino alla chiesa. Qualcuno sembra non gradire. Mi sono chiesto a che tipo di persona potesse dare fastidio un manifesto del genere.

Dietro la chiesa, a Skwer Sybiraków, c’era invece un manifesto intatto, che ho fotografato:

Non è la prima volta che questa zona, Wola, dimostra di non essere solo spazio di hooligan e fondamentalisti religiosi. Poco dopo l’8 marzo erano infatti comparsi – sia in via Żelazna, che sulla parallela dedicata a Giovanni Paolo II – dei volantini di Strajk Kobiet legati dallo slogan “Per l’8 marzo, non fiori, ma diritti”.

Alcuni interventi dell’8 marzo, sempre in via Żelazna. Il tema portante era “8 marzo giorno della donna. Invece dei fiori, pieni diritti”
“L’80% delle insegnanti in Polonia sono donne. Il 75% dei presidi delle scuole medie sono uomini”
“Chi paga gli alimenti non supera il 20%. Il 94% dei debitori sono uomini.”
Stessa scritta sul pagamento degli alimenti. Questa volta in via Jana Pawła, a coprire un manifesto antiaborto.

Un’altra di queste scritte recitava: “Le donne sono il 51,6% della popolazione polacca. In Parlamento solo il 28% dei mandati sono di parlamentari donne”

Come avete visto uno di questi manifesti era stato incollato su un cartellone di dubbio gusto raffigurante un feto in un cuoricione. Sto correggendo un pezzo che ho scritto qualche mese fa sull’invasione di sti ultrafeti, ma per oggi volevo solo dedicare spazio a chi, a Varsavia, non è un fondamentalista religioso e all’odio e all’ignoranza cerca di resistere.

 

 

 

[1] Ok, in realtà è una balla. Si tratta di una di quelle situazioni del tipo “un uccellino mi ha detto”. Un uccellino, che deve restare anonimo, mi ha detto che stamattina, in questa via, avrei trovato quello che poi vi dico di aver trovato.