Categories
AbortoSìGrazie flasz

Aggiornamento sul processo a Justyna Wydrzyńska

Vi parlo del 14 luglio, anche se è il 2 settembre, perché gli ultimi mesi ho poltrito. Come sapete dall’articolo precedente di questo blog, il 14 luglio c’è stata la seconda udienza del processo a Justyna Wydrzyńska, il cui merito (o la cui colpa, per lo stato polacco) è stato quello di aiutare una donna, Ania, ad abortire e quindi a sottrarsi al marito abusivo.

La seconda udienza c’è stata, ma il marito di Ania non si è presentato. Così, dopo che Justyna ha risposto a qualche domanda sulla sua organizzazione (Aborcyjny Dream Team, che ha aiutato più di 34000 persone ad abortire da quando, nell’autunno del 2020, la corte costituzionale ha reso il diritto all’aborto in Polonia una barzelletta di cattivo gusto), la corte si è riaggiornata.

Commentando l’assenza del marito di Ania, Justyna ha detto, rivolgendosi idealmente a quell’uomo: “Sei stato così coraggioso quando hai chiamato la polizia. Sii coraggioso anche adesso e presentati in tribunale.” Infatti, come potete leggere nel post precedente a questo, sarebbe stato il marito a chiamare la polizia per impedire ad Ania di utilizzare le pillole abortive procuratele da Aborcyjny Dream Team.

La fonte principale di questo aggiornamento è un articolo del Washington Post scritto da Claire Parker, Karolina Jeznach e Loveday Morris, in cui si parla anche della recente sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti e che, se lo volete cercare (magari non su Google), si chiama “Polish abortion activist’s trial hints at a post-Roe future in U.S.”